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Considerazioni sul Copyright:

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mercoledì 17 settembre 2025

Cosa volevi diventare da piccola? Cosa farai da grande?

 

 


Cosa volevi diventare da piccola? Cosa farai da grande?

 

In entrambi i casi provavo un certo disagio quando mi si faceva questa domanda.

 

Da piccola avevo chiaro in mente cosa non avrei mai fatto, ma non mi sembrava di sapere chi sarei voluta diventare.

Mi piace pensare che non volevo rinchiudermi in un'unica possibilità di scelta ed avere la libertà di poter esplorare campi diversi, studiare e fare esperienze fino a trovare la "cosa giusta per me", che poi a sua volta non lo rimane per sempre... la vita mi ha mostrato come completato un ciclo, imparato le lezioni che c'era da imparare si può e si deve lasciare andare quel capitolo... non siamo fatti per vivere sempre allo stesso modo per tutta la vita.

Di sicuro però percepivo il disagio di chi ponendomi quella domanda non riceveva la risposta infiocchettata "farò l'astronauta", “diventerò dottoressa e salverò il mondo", etc etc.

 

"Da grande" quando mi si chiedeva di ricordare i desideri e le aspirazioni da piccola per "ritrovare la mia essenza" non ci riuscivo e mi frustrava l'idea di sentirmi ancora una volta la strana e la diversa della situazione.

Stamattina mentre leggevo l'ennesimo articolo di psicologia ho avuto un'intuizione, è riaffiorato un ricordo. Non so collocarlo con esattezza nel tempo e probabilmente è stato un pensiero che mi tornava in diversi momenti.

Studierò psicologia!

Chiaro e nitido questo ricordo mi fa pensare che già ai tempi volevo capire cosa c'era nella mia testa e soprattutto come funziona, perché non mi adattavo al mondo intorno a me e volevo capire come era fatto questo mondo soprattutto nell'ambito delle relazioni umane.

La vita mi ha portato a percorrere altre strade, ho dimenticato quell’aspirazione e mi sono goduta ogni scelta ed ogni avventura che mi ha riservato.

Oggi però mi rendo conto che anche se non sono andata all'università per scelta ed avevo dimenticato “l’indirizzo” che mi attirava da piccola, non ho mai smesso di studiare ed il desiderio di capirmi meglio per guarire le mie ferite e l'empatia verso chi mi sta intorno mi hanno spinto verso la spiritualità, fatto incontrare persone in cammino, frequentato seminari e letto tanti libri…

Cosa volevo dirti con tutto questo preambolo?

La Vita è meravigliosa e sempre ti guida dove è giusto per te andare… o se la vogliamo vedere ancora più in profondità: la vita è un percorso che ti fa tornare dentro, a chi sei veramente… ti offre le ferite ed i traumi per farti vedere dove hai bisogno di ritrovarti e ti dà gli strumenti per affrontarli e se ti apri ad essa “lavorando su di te” ed affrontando con coraggio le tue parti più buie e brutte (percepite come brutte, in realtà fanno parte del Dono che sei) ti fa ricongiungere con Chi sei veramente .

Quindi per realizzarci dobbiamo diventare tutti psicologi o studiare continuamente? Assolutamente no: ognuno ha il suo percorso, i suoi talenti e le sue caratteristiche… Si evolve quando si apre la mente, quando ci si mette in discussione, quando non ci si nasconde dietro frasi fatte “sono fatta così” o “non posso farci niente”, “ormai è tardi”, “dimmelo tu come funziona che faccio prima, non ho voglia di studiare o impegnarmi” etc….

La società ha fatto tanti danni, ha creato degli “idoli” irraggiungibili, stabilito che si può essere felici solo se si è in un certo modo, fa credere che così come si è non si va bene e ci si deve uniformare tutti ad un certo standard, creato idee deformate e deformanti… una di queste è: “fai il lavoro che ti piace e non lavorerai un giorno”…

Cosa ne deduco? Seguendo questa credenza mi devo identificare innanzitutto nel mio lavoro, per cui esisto solo in quanto faccio il lavoro che faccio e qui ci si potrebbe anche fermare perché già ci sarebbe da raschiar via questa convinzione per poter vivere felici e non morire il giorno dopo essere andati in pensione (non lo dico a caso, una mia insegnante del liceo viveva solo ed unicamente per il suo lavoro ed è morta pochi giorni dopo essere andata in pensione).

Una volta disidentificati dal proprio lavoro ci si rende facilmente conto che il lavoro è utile perché in questa società esistono i soldi e quindi posso scegliere di lavorare per pagare ciò che mi serve e fare ciò che amo nel tempo libero.

Quindi mi faccio piacere qualsiasi lavoro, tanto non cambia nulla? No, naturalmente abbiamo più facilità nello svolgere determinate mansioni e siamo più portati per determinati talenti e soprattutto se il lavoro che svolgiamo ci crea disagio e siamo in un ambiente tossico per noi è giusto trovarne un altro più consono.

Fare ciò che ci piace fare a tutti i costi va ben sempre? Dipende...Potrebbe succedere che “costringersi” nel realizzare “fai il lavoro che ti piace e non lavorerai un giorno” significa snaturarci e snaturare le proprie attitudini. Mi spiego meglio: se adoro preparare le torte posso aprirmi una pasticceria, ma non posso costringere tutti a comprare le mie torte (non si può e non si deve far prevalere il profitto economico sull’etica) e potrei perdere la gioia di fare torte perché diventa una routine e non ne ricavo più la gioia di un tempo.

 

E’ importante quindi sempre osservarsi e capire quando è il momento di chiudere capitoli, capire che dove sono oggi è l’unico posto giusto per me e tutto ciò che mi è accaduto è stato perfetto per me, riconoscere i Doni ed essere grati per averli nella propria vita e se c’è qualcosa che non mi piace posso e devo cambiarla perché il futuro non è scritto, lo scrivo io ogni giorno.

Tutto ciò che ci troviamo a fare nella vita ha un senso, tutte le scelte che facciamo e gli errori che facciamo hanno un senso, anche le cose negative ci insegnano qualcosa (se perdo una molletta per i capelli imparerò che non solo ne posso fare a meno ma che magari mi impediva di apprezzare i capelli sciolti ;-) ).

Quando iniziamo ad osservare le sincronicità della Vita ne cogliamo l’aspetto meraviglioso e smettiamo di colpevolizzarci per gli errori del passato e smettiamo di sentirci frustrati per qualcosa che nel presente non è “perfetta” come pensiamo perché magari non faccio quel lavoro che mi ero immaginata, magari perché non posso “rinchiudere” in un’etichetta quel talento e mi serve imparare in modo diverso qualcosa di me… Stessa cosa con le relazioni… Viviamo le esperienze in Vibrazione con noi, quando cambiamo noi cambia l’esterno, le relazioni si modificano, si allontanano alcune persone, altre si avvicinano, cambio lavoro o modifico ciò che faccio, etc.

Il cambiamento parte sempre da dentro e poi si manifesta fuori…

Ci aspettiamo a volte di vedere fuori cambiamenti istantaneamente credendo di aver fatto già dentro il cambiamento, in realtà cambia il fuori quando siamo pronti, quando la nostra Vibrazione è adatta.

I cambiamenti sono graduali ed a volte ce ne accorgiamo dopo tempo perché li diamo per scontati e non ce ne accorgiamo nemmeno più… ci possiamo far caso quando magari rileggiamo qualcosa scritto anni prima o incontriamo una persona del passato che ci ricorda come eravamo all’epoca…

La parola speranza ha assunto un’accezione negativa, in realtà per come la sento io in questo momento è bellissima: mi attivo per cambiare ciò che non mi piace nella vita, non resto a guardare passivamente lamentandomi di ciò che non va, ma lo faccio con Fiducia e Fede nell’Universo ed in me, che poi è la stessa cosa perché Io sono l’Universo.

 

Marinella